I tempi di esposizione
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Che cosa varia
cambiando il tempo di esposizione della pellicola?
Questa frazione di
secondo che compare nella maggior parte delle macchine fotografiche,non è altro
che il tempo in cui il fotogramma è esposto alla luce,cioè il tempo necessario
alla pellicola affinché possa
registrare in maniera corretta la scena che noi stiamo fotografando.
Più questa frazione di secondo è piccola, cioè più
l’otturatore è veloce ,e più riusciremo a congelare
la scena ,cioè a rendere immobili anche le parti in movimento.
Viceversa più l’otturatore è lento ,più le parti
in movimento di una scena risulteranno
MOSSE nella foto ,fino ad arrivare a sembrare delle scie non riconoscibili
se usiamo dei tempi estremamente lunghi.
Bisogna distinguere due tipi di movimento:
a) quello del fotografo
b) quello del soggetto da fotografare
Nel primo
caso, che può verificarsi se il fotografo non ha la mano ferma o se stiamo
usando tempi di esposizione più lenti di 1/30 sec., è decisamente consigliabile
l'uso di un solido cavalletto.
Per premere il tasto di scatto si può usare il flessibile, che impedisce alla mano di comunicare vibrazioni alla
macchina, o impostare l'autoscatto,
in modo che lo scatto vero e proprio avvenga 10 secondi dopo che il dito avrà
premuto il pulsante.
Il movimento
del fotografo può essere dovuto anche al fatto di trovarsi sopra un treno in
corsa, un'auto, una motocicletta, un elicottero. Allora il cavalletto non
servirà a niente e il problema potrà essere risolto solo con l'uso di tempi di
esposizione molto brevi (come 1/250, 1/500, 1/1000, ecc...).
Nel secondo
caso, ovverosia quando il movimento non dipende dal fotografo, ma dal soggetto
da fotografare (una ballerina, uno sportivo in azione, un animale in corsa,
l'acqua di una cascata, ecc...) il cavalletto non serve, anche questa volta
occorre l'uso di tempi di esposizione molto brevi (come 1/250, 1/500, 1/1000,
ecc...).
Siamo arrivati al secondo
degli elementi fondamentali che ci permettono di intervenire in maniera
creativa(consapevole) nella composizione della foto.
Con l’otturatore
infatti, abbiamo la possibilità di congelare ,oppure di rendere mosso ogni
elemento in movimento che decidiamo di fotografare .
se
vogliamo possiamo rendere l’acqua immobile o in movimento:
L'esposimetro È uno
strumento incorporato nella maggioranza delle fotocamere amatoriali e
professionali che misura l'intensità della luce riflessa dalla scena
inquadrata. I
diversi sistemi di misurazione Gli
esposimetri incorporati nelle fotocamere non misurano tutti la luce allo
stesso modo. In alcuni casi la lettura avviene su tutta la superficie del campo
inquadrato, mentre in altri solo nella zona centrale di ripresa. I sistemi di
misurazione più usati dalle reflex sono: Semi spot, Spot e Matrix. • Semi spot: L'esposimetro legge la
luce su tutto il campo inquadrato dando molto più "peso" alla zona centrale
del fotogramma (ossia eseguendo una media ponderata) rispetto ai bordi. È il
sistema più comune nelle fotocamere tradizionali e fornisce letture precise
nella maggioranza delle situazioni. • Spot: In questo tipo di
misurazione, lo strumento esegue la lettura solo nella zona centrale
dell'inquadratura, in un area molto ristretta (Spot, in inglese, significa
"punto"). È un sistema molto preciso anche se deve essere usato con
una certa pratica e consapevolezza in special modo quando nel campo ripreso
dall'obiettivo sono compresi due o più soggetti illuminati con intensità
differenti. • Sistema Matrix: Nelle attuali
fotocamere le comuni modalità di lettura sono esposimetrica state affiancate
dalle cosiddette rilevazioni a zone, tipo il Matrix. In questo caso il campo
inquadrato viene suddiviso in tanti settori o zone di lettura e l'esposimetro
rileva l'intensità della luce in ognuno di essi. Le diverse letture sono poi
elaborate dal computer della macchina ed in base all'analisi risultante viene
selezionata la corretta coppia tempo/diaframma. Il
sistema esposimetrico delle moderne fotocamere è normalmente basato sulla misurazione
Matrix. Tutti i
sistemi descritti funzionano piuttosto bene nella maggioranza delle
situazioni ma non sono indicati quando il fotografo desidera intervenire
creativamente sull'esposizione. La lettura a zone, infatti, ti permette di
esporre in modo soddisfacente un soggetto posto al centro del fotogramma (e,
in certi casi anche in controluce), ma se l'effetto voluto è una fotografia
molto scura, diciamo con un effetto di silhouette, dovrai passare ad un altro
tipo di lettura, oppure intervenire su un apposito correttore di esposizione.
Anche nel caso di soggetti chiari su fondo molto scuro (caso opposto al
controluce) l'esposimetro può fornire indicazioni poco attendibili portando
ad una sovraesposizione. Per
eliminare l'inconveniente, impiegando una fotocamera manuale, dovrai
impostare un tempo più veloce o un diaframma più chiuso di quello consigliato
dall'esposimetro, mentre con le automatiche dovrai agire sul comando di
compensazione sottoesponendo di 1/2 o, addirittura, di 1 stop. Anche con i
sistemi Matrix, come accennato, puoi correggere l'esposizione automatica
operando tramite specifici comandi differenti a seconda del modello di
fotocamera impiegato. Le
principali modalità di impostazione •
Programmata |
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