GLI OBIETTIVI FOTOGRAFICI (Back)
Lunghezza focale di un obiettivo.
Ricordiamo adesso alcune nozioni elementari di ottica e, in
particolare, il concetto di lunghezza focale.
FIG. 1
Come già sappiamo si chiama lunghezza focale la distanza fra
una lente e il suo piano focale, ovverosia il piano su cui si trovano i fuochi,
punti di convergenza dei raggi luminosi. Nella fig. 1 vediamo illustrato il
concetto di lunghezza focale riferito ad una singola lente, ma esso può essere
esteso anche ad un obiettivo, che è, in realtà, un complesso sistema di più
lenti. Insomma, si può tranquillamente parlare di lunghezza focale di un
obiettivo, che sarà ovviamente la distanza fra il centro ottico
dell'obiettivo e il suo piano focale dove ovviamente è posizionata la
pellicola.
Il punto di fuoco sarà più distante
negli obiettivi di lunga focale dove la lente ha spessore e curvatura minori
mentre sarà più vicino negli obiettivi di corta focale dove la lente ha
spessore e curvatura più accentuati.
Angolo visivo di un obiettivo.
Se chiudiamo un occhio e con l'altro
guardiamo davanti, ci accorgiamo facilmente che non abbiamo una visione globale
a 360 gradi intorno a noi, bensì che il nostro campo visivo, o angolo visivo,
ha una ampiezza di circa 45 gradi. Nelle macchine fotografiche, viene montato
spesso un obiettivo che ha un angolo visivo intorno ai 45 gradi e che viene
chiamato obiettivo normale (fig. 2). Esso vede, più o meno, come
l'occhio umano.
FIG. 2 - obiettivo normale
Il concetto di focale normale è legato al formato del negativo.
Infatti quando la lunghezza focale è uguale alla diagonale del negativo che
deve coprire si definisce normale. Per esempio in una pellicola 35mm la
diagonale misura 43mm ed infatti nel sistema 35mm l’ottica standard e’ il
50mm(per l'esattezza sarebbe il 45). In un negativo più grande di un medio
formato come ad esempio il 6x6 per avere una copertura di 50° quindi per
definizione “normale” l’ottica standard o focale normale è di 80mm in quanto la
diagonale del negativo è di circa 85mm. Possiamo quindi affermare che più
più piccolo è il formato del negativo minore è la lunghezza focale necessaria a
coprire un determinato angolo di visuale.
Chi possiede una SLR può montare su
essa un obiettivo che vede molto più largo, ovverosia che ha un angolo visivo
superiore ai 45 gradi. Si può arrivare a 60, 90, in casi estremi anche a 180 gradi.
Un obiettivo di questo genere non vede certo come l'occhio umano e lo si
definisce obiettivo grandangolare (fig. 3). Guardando attraverso di esso
si abbraccia un panorama più ampio di quello colto dall'occhio, ma i singoli
oggetti risulteranno rimpiccioliti.
FIG. 3 - obiettivo grandangolare
Un obiettivo che ha un angolo visivo
inferiore ai 45 gradi,cioè 30, 15, in casi estremi anche 6 gradi, è definito teleobiettivo
(fig. 4). Guardando attraverso di esso si abbraccia un panorama più stretto di
quello colto dall'occhio, ma i singoli oggetti risulteranno ingranditi.
FIG. 4 - teleobiettivo
|
Angolo visivo |
Lunghezza focale (per il formato 35 mm) |
Effetto |
Distanza minima di messa a fuoco |
Profondità di campo |
GRANDANGOLARE |
Più di 45 gradi |
Meno di 50 mm |
Vede ampi panorami e rimpicciolisce
gli oggetti |
Meno di mezzo metro |
Grande. E' facile mettere a fuoco |
NORMALE |
45 gradi |
50 mm |
Vede come l'occhio umano |
Mezzo metro circa |
Media |
TELEOBIETTIVO |
Meno di 45 gradi |
Più di 50 mm |
Vede panorami stretti e ingrandisce
gli oggetti |
Più di mezzo metro |
Piccola. E' difficile mettere a fuoco |
Zoom.
Esistono alcuni obiettivi la cui
lunghezza focale è variabile fra due estremi. Essi si chiamano zoom, a causa
dell'effetto di spostamento che producono quando si varia rapidamente la loro
lunghezza focale. Esistono degli zoom che variano da un leggero grandangolare
ad un modesto teleobiettivo: per esempio il 28-80. Altri che vanno da un
modesto teleobiettivo ad un teleobiettivo medio: per esempio il 70-210.
Ricordiamoci allora che gli obiettivi possono essere a focale fissa o zoom (a
focale variabile).
Attenzione a non confondere le espressioni focale fissa e fuoco fisso,
che hanno significati completamente diversi. La prima si riferisce alla
lunghezza focale di un obiettivo, la seconda al fatto che alcune macchine
compatte di costruzione molto semplice non hanno alcun dispositivo per la messa
a fuoco, né manuale né automatico.
- Il diaframma
(Luminosità dell'obiettivo) |
a - Com'è fatto
Il diaframma sostanzialmente è un foro a diametro variabile posto all'interno
degli obiettivi ed una delle sue funzioni è di regolare la luminosità (lux) dell'immagine
che si forma sul piano focale; insieme ai tempi di scatto determina la quantità
totale della luce che raggiunge la pellicola L' altra funzione importantissima
è quella di determinare la profondità di campo.
b - La luminosità e la progressione dei diaframmi
Va da sé che un diaframma grande lascia passare più luce di uno piccolo e
viceversa, ma la luminosità dell'immagine che si forma sul piano focale dipende
anche dalla lunghezza focale, occorre dunque mettere in relazione le due
variabili attraverso un rapporto.
la luminosità di un obiettivo.
La luminosità di un obiettivo
corrisponde al diaframma più largo: un obiettivo di
focale 50 mm. con un'apertura di 25 mm ha una luminosità relativa di f/2,
infatti:
Il numero del diaframma indica quante
volte il diametro di quel foro sta nella
lunghezza focale dell'obiettivo.
f=focale
dell’obiettivo:diametro del foro
Per cui essendo il diametro del
foro al denominatore appare evidente una prima considerazione,e cioè che più il
numero del diaframma (f) è piccolo,più il diametro del foro è grande
f/2 |
|
f/4 |
|
Un obiettivo da 200 mm per
avere una luminosità f/2 dovrebbe avere un'apertura di 10 cm., mentre per f/4
bastano solo 5 cm. ....e relative lenti; il che spiega perché gli obiettivi
molto luminosi sono molto costosi, infatti una lente di 10 cm di diametro costa
molto, molto di più di una di soli 5 cm.
Prendiamo in esame una progressione di
diaframmi:
2 |
2,8 |
4 |
5,6 |
8 |
11 |
Vediamo cosa succede in pratica (poniamo che l'obiettivo sia un 50 mm.) :
·
a f/2 il foro misura 25 mm. di diametro quindi la sua superficie è:
r 2 x 3,14 = 12,5 2
x 3,14 = mm 2 490 ca.
·
a f/2,8 il foro misura 17,67 mm. di diametro quindi la sua superficie è:
r
2 x 3,14 = 8,92 2 x 3,14
= mm 2 245 ca. |
·
·
a f/4 il foro misura 12, 5 mm. di diametro quindi la sua superficie è:
r
2 x 3,14 = 6,25 2 x 3,14
= mm 2 122 ca. |
Per il fotografo è importante
questo:
partendo
dal diaframma tutto aperto, ad ogni stop si dimezza la superficie del foro e la
quantità di luce che passa. Al contrario se si parte dall'apertura minima verso
la più grande, ad ogni stop la quantità di luce raddoppia.
In una reflex il diaframma rimane sempre aperto alla massima
luminosità e si chiude al valore impostato solo al momento dello scatto; questa
soluzione tecnica consente di inquadrare più facilmente in condizioni di scarsa
luminosità.
Un apposito congegno chiamato simulatore del diaframma s'incarica
della chiusura al momento giusto e fa riaprire l'iride dopo l'esposizione; a seconda
della casa costruttrice altri sistemi comunicano all'esposimetro quale
diaframma è stato impostato per suggerire il tempo adatto
Per vedere l'effetto della chiusura del diaframma direttamente
nell'oculare, alcune camere prevedono un pulsante che lo stringe al valore
impostato.