LA MACCHINA
FOTOGRAFICA (back)
La macchina fotografica, come abbiamo già detto, è
strutturata a imitazione dell'occhio umano. Essa infatti è costituita da un
recipiente vuoto, detto corpo macchina [2] (paragonabile al bulbo) che
ha, nella parte anteriore, un sistema di lenti detto obiettivo
(paragonabile al cristallino) [1] e che ospita, nella parte interna
posteriore, detta magazzino, un materiale fotosensibile detto pellicola
(paragonabile alla retina). La macchina fotografica ha un dispositivo che si apre e si
richiude al momento dello scatto e permette alla luce di entrare, per un
attimo, e di impressionare la pellicola. Si tratta dell'otturatore
(paragonabile alla palpebra). C'è poi un diaframma (paragonabile all'iride),
situato nell'obiettivo, che ha un forellino che può allargarsi o restringersi
(paragonabile alla pupilla), facendo così entrare più o meno luce, il quale
serve per adattarsi alle condizioni di luce ambientale (diaframma più aperto
quando c'è poca luce, diaframma più chiuso quando c'è tanta luce). C'è un mirino che consente al fotografo di
inquadrare l'immagine da fotografare. C'è un dispositivo per la messa a fuoco
dell'immagine, a seconda della distanza che intercorre fra la macchina fotografica
e il soggetto da fotografare. C'è un pulsante di scatto, che consente al
fotografo di decidere l'istante esatto in cui deve essere effettuata la foto. C'è una leva di trascinamento della pellicola. Pertanto le parti
fondamentali della macchina fotografica sono:
Una caratteristica fondamentale del modello
SLR (single lens reflex = reflex con un solo obiettivo) è la
seguente: quando il fotografo guarda nel mirino vede attraverso l'obiettivo,
pertanto egli ha una visione esatta dell'immagine che sarà registrata sulla
pellicola al momento dello scatto.In altre macchine
questo non si verifica, poiché l'immagine nel mirino non viene
dall'obiettivo, ma da una piccola finestrina sulla parte anteriore della
macchina, in corrispondenza del mirino stesso. Conseguentemente l'immagine
nel mirino è spostata di qualche centimetro rispetto a quella che
impressionerà la pellicola. Quando si fotografa un paesaggio questo non è un
problema, ma quando si fotografano oggetti piccoli e vicini questo può essere
un problema. Questa caratteristica delle SRL è
possibile grazie ad un sistema di riflessioni che mandano fin dentro il
mirino il raggio proveniente dall'obiettivo. Per ottenere questo scopo, ci sono
dentro la macchina: a - uno specchietto,
Osservando lo schema di una SRL si può vedere qual'è il
cammino della luce (9, linea tratteggiata) dall'obiettivo fino al mirino. In
pratica ci sono tre riflessioni, una nello specchietto e due nel pentaprisma.
Si tenga presente che: a - dopo avere attraversato
l'obiettivo l'immagine è rovesciata Ovviamente
in questo modo la luce proveniente dall'obiettivo non potrebbe mai colpire la
pellicola, perché è deviata verso l'alto dallo specchietto (2). Pertanto, al
momento dello scatto, lo specchietto si alza (3) in contemporanea con
l'apertura dell'otturatore, e per un istante il raggio di luce non viene
rimbalzato verso l'alto, ma procede diritto e colpisce la pellicola,
impressionandola. Normalmente
le SRL (quelle per il formato 35 mm) hanno il corpo macchina e il magazzino
uniti in un unico pezzo. Normalmente
le SRL hanno l'ottica intercambiabile, ovverosia gli obiettivi possono
essere staccati dal corpo macchina e cambiati con altri obiettivi (normali,
grandangolari, teleobiettivi, macro...). |
- La camera obscura
Subito dietro l'obiettivo si trova la camera oscura vera e
propria; è ricoperta di materiale a bassissimo potere riflettente, in genere
verniciata in nero opaco con una sorta di laminatura inclinata per assorbire
tutti quei raggi di luce non direttamente interessati alla formazione
dell'immagine. Essa deve essere sempre protetta dalla polvere (non riporre mai
una macchina senza obiettivo o senza l'apposito coperchio).
1. Leva di controllo della profondità di campo - 2. Timer meccanico
dell'autoscatto - 3. Pulsante di sblocco per smontare l'obiettivo.
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- Lo specchio, il vetrino di messa a fuoco ed il pentaprisma sono tre elementi caratteristici delle reflex poiché consentono
di sfruttare l'obiettivo per inquadrare e per focheggiare; nello spaccato si vede
la loro posizione nel sistema ed il percorso compiuto dall'immagine. |
Alcune fotocamere consentono la sostituzione dei vetrini o schermi
di messa a fuoco: essi sono scelti in relazione al tipo di fotografia che si fa
abitualmente o sulla base di preferenze personali. Il più diffuso è lo stigmometro con immagine spezzata. Lo
schermo di messa a fuoco con il reticolo è utilizzato per riprese di architettura.
Lo specchio è inclinato a 45° con il piano pellicola e con il vetrino così che
quando l'immagine appare nitida su quest'ultimo, lo sarà anche sulla pellicola
quando si scatta: in quel momento lo specchio si alza avvicinandosi al vetrino
e la tendina si apre per esporre la pellicola.
Caratteristico il black-out delle reflex durante l'esposizione.
Subito dopo lo specchio ritorna in posizione consentendo la visione. Il rumore
che si sente durante lo scatto proviene in massima parte dal movimento dello
specchio; l'impatto produce uno sciame di vibrazioni, nonostante il sistema di
ammortizzamento.
- Il
dorso
è opposto all'obiettivo e corrisponde al fondo dell'occhio; esso è in genere
incernierato al corpo macchina in modo da consentire l'accesso al vano
pellicola.
Tutto attorno all’elemento
ribaltabile si trova una scanalatura riempita di feltro nero che va a chiudersi
su un corrispondente filo a sbalzo: il sistema consente di ottenere agevolmente
la chiusura stagna alla luce.
- Il
pressapellicola
è posto sulla parte interna del
dorso ed ha il compito di esercitare una moderata pressione sulla pellicola in
modo da tenerla ben piana contro la finestra da cui entra l'immagine. Tale pressione
è fornita da due mollette.
- L'otturatore
Tutte le reflex 35 mm dispongono di un otturatore sul piano focale; Questo serve per
distinguerle dalle fotocamere con l'otturatore nell'obiettivo e non a ridosso
della pellicola; vedremo più avanti che queste fotocamere vengono definite ad
otturatore centrale e quali conseguenze ciò comporta.
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Il funzionamento di un otturatore a
tendina è semplice: paragoniamolo ad una finestra su cui è montata una tenda
doppia; il primo telo (rosso) è avvolto attorno ad un bastone verticale sulla
destra della finestra stessa, il secondo (blu) è completamente steso, un
lembo è sovrapposto alla prima tenda e l'altro è attaccato ad un bastone
(attorno al quale si avvolgerà), posto sulla sinistra della finestra. Questa
posizione corrisponde al momento in cui la macchina è pronta a scattare. |
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Con il clic il telo blu si avvolge
attorno all'asse ricevente, la finestra si scopre: la pellicola riceve la
luce che compone l'immagine, infatti questo momento si chiama esposizione. |
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Terminato il tempo di esposizione il
telo rosso si svolge fino a raggiungere quello blu e la finestra tornerà ad
essere coperta. |
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Per ricaricare l'otturatore senza
scoprire nuovamente la finestra sarà sufficiente tirare indietro le due tende
contemporaneamente; questo movimento, comandato dalla leva di carica, fa
avanzare contemporaneamente la pellicola della quantità necessaria per una
nuova fotografia. |
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Lo scorrimento orizzontale
delle tendine è piuttosto desueto. Le tendine allora sono state sostituite
da una serie di lamine metalliche sottilissime che si aprono
e chiudono come una veneziana consentendo tempi di scorrimento più rapidi. I
materiali impiegati nelle ultime generazioni sono acciai, leggeri e
resistentissimi. |
Il tempo dell'esposizione viene
impostato mediante una ghiera di selezione, solitamente posta sul castello del
corpo macchina, fra il pentaprisma e la leva di avanzamento della pellicola:
sulla ghiera accanto , i numeri gialli indicano secondi, quelli bianchi
frazioni di secondo mentre il valore riportato in rosso è il tempo di
esposizione più veloce utilizzabile con un flash; M90 indica il tempo
meccanico, cioè l'unico tempo possibile in assenza di pile e la scritta verde
AUTO serve a selezionare l'esposizione automatica. Nel nostro caso il tempo
impostato è di 1/125° di secondo. Il cerchio tagliato in basso a sinistra
indica il piano su cui giace la pellicola.
Alcune vecchie camere presentano anche i valori B e T: con B l'otturatore
rimane aperto per tutto il tempo in cui si esercita la pressione sul pulsante
di scatto, mentre nel più raro comando T l'otturatore si apre al primo clic e
rimane aperto finché non si schiaccia nuovamente. Il nome della posa B deriva
da Bulb, lo scatto pneumatico utilizzato dagli avi per far scattare i primi
otturatori. La posa T deriva da Time.
I corpi macchina meccanici dispongono
di sistemi ad orologeria per comandare le tendine, mentre le camere di ultima
generazione dispongono di otturatori elettronici: questi sono ovviamente più
precisi, ma presentano l'inconveniente di non funzionare senza pile.