NOZIONI FONDAMENTALI DI OTTICA (back) La luce. La materia prima del fotografo è la
luce. È attraverso la luce che noi possiamo vedere le cose, nella loro forma
e nei loro colori, valutarne la dimensione e la distanza. La luce è energia,
in particolare essa è una radiazione elettromagnetica. Essa ha la
stessa natura delle onde radio, delle microonde, dei raggi X e dei raggi (gamma), e differisce da queste cose
solo per la lunghezza d'onda (o per la frequenza). La luce è caratterizzata
da: a - intensità,
da cui dipende la luminosità (esempio: una candelina emette una luce
debole, poco intensa o luminosa, mentre un faro emette una luce forte, molto
intensa o luminosa), b - lunghezza
d'onda (o frequenza), da cui dipende il colore (esempio:
una luce rossa ha lunghezza d'onda maggiore di una luce verde). La luce, nel vuoto e nei materiali
trasparenti, si propaga in linea retta. Ci sono situazioni in cui il
cammino rettilineo di un raggio di luce può essere deviato, si tratta dei
seguenti fenomeni fisici: a - riflessione,
ogni qual volta la luce incontra un materiale su cui rimbalza, b - rifrazione,
ogni qual volta la luce passa da un mezzo trasparente ad un altro mezzo
trasparente (per esempio un raggio di luce che prima attraversa aria e poi
acqua, o vetro, o plastica, ecc...). La riflessione. Si considerano due tipi fondamentali
di riflessione: a - quella su una
superficie ruvida o opaca (per esempio un pezzo di carta, un muro, una
stoffa...), b - quella su una
superficie perfettamente levigata o lucida (per esempio uno specchio,
un metallo liscio e lucidato). a - Riflessione su una superficie
opaca: In questo caso noi osserviamo che il
raggio incidente, dopo avere incontrato la superficie opaca, viene rimbalzato
in tutte le direzioni. E' per questo motivo che, anche stando all'ombra,
possiamo essere illuminati. Infatti la luce, pur non potendo raggiungerci con
un cammino diretto dalla sua fonte (per esempio dal sole), ci raggiunge
indirettamente dopo essere stata rimbalzata dalla superficie degli oggetti
(per esempio il suolo, le case, le pareti, gli alberi...). Il fenomeno della
riflessione sulle superfici non lucide è utilizzato spesso dal fotografo per
fornire una illuminazione morbida, ovverosia capace di creare delle ombre che
non siano troppo nette e dei contrasti attenuati. A volte questa luce risulta
migliore di quella diretta che dà ombre dure e contrasti violenti fra zone
troppo chiare e zone troppo scure. b - Riflessione su una superficie
lucida: In questo caso noi osserviamo che il raggio
incidente, dopo avere incontrato la superficie opaca, viene rimbalzato in una
sola ben precisa direzione. La legge della riflessione si enuncia
così: l'angolo di incidenza e l'angolo di riflessione
sono sempre uguali. Naturalmente per angolo di incidenza si intende quello
fra il raggio incidente e la verticale, mentre per angolo di riflessione si
intende quello fra il raggio riflesso e la verticale.
a - se un raggio
di luce passa da un mezzo meno denso ad uno più denso si avvicina alla verticale
(dall'aria all'acqua o dall'aria al vetro), b - se un raggio
di luce passa da un mezzo più denso ad uno meno denso si allontana dalla
verticale (dall'acqua all'aria, o dal vetro all'aria). Le lenti convergenti. Le lenti sfruttano il fenomeno fisico della rifrazione e deviano
i raggi di luce in un modo molto particolare. Nella illustrazione, sulla sinistra
della lente osserviamo un fascio di raggi paralleli, si tratta della luce
incidente. A destra invece, osserviamo i raggi che, dopo avere attraversato
la lente, sono stati deviati in modo da andare a convergere tutti quanti in
un punto detto fuoco (focus), che è situato su un piano detto piano
focale (focal surface). Questa è la lente convergente o biconvessa.
Essa è caratterizzata da una certa distanza fra il fuoco e la lente stessa,
tale distanza si chiama lunghezza focale (focal lenght) ed è normalmente
indicata con una lettera "elle". Le lenti divergenti Nella illustrazione, sulla sinistra della lente osserviamo un
fascio di raggi paralleli, si tratta della luce incidente. A destra invece,
osserviamo i raggi che, dopo avere attraversato la lente, sono stati deviati
in modo da allontanarsi l'uno dall'altro, ovverosia da divergere. In questo caso i raggi non si incontrano mai in un punto reale e
quindi non possiamo dire che esiste veramente un fuoco. Se però noi
disegniamo i prolungamenti dei raggi, ci accorgiamo che questi si incontrano
in un punto detto fuoco immaginario o virtuale. Anche in questo caso,
allora, possiamo parlare di piano focale e di lunghezza focale. |