Corso base di fotografia (Back)
a cura di
Antonino Palella
La FOTOGRAFIA è un procedimento
chimico-fisico che permette di fissare
l'immagine
del soggetto su un opportuno
supporto
(di sostanze sensibili alla luce).
Le regole, in un ambito creativo, esistono per essere conosciute, non per essere rispettate. E' una realtà che dovremo tenere sempre presente in questo breve viaggio nella fotografia, perché solo con la conoscenza delle "regole" potremo essere padroni degli strumenti che utilizziamo e, di conseguenza, trasgredire e creare secondo la nostra volontà. |
L’apparecchio a foro stenopeico.
Camera oscura |
L'apparecchio a foro stenopeico è lo strumento più elementare per formare immagini fotografiche.
Al posto dell'obiettivo questo apparecchio ha un minuscolo foro
che lascia passare la luce e forma l'immagine capovolta sulla parete opposta
del foro stesso.
Nascita
del foro stenopeico
Aristotele
(IV sec. A.C.) osserva che i raggi del sole che passano per una piccola
apertura producono un’immagine. Ma da Aristotele a Ruggero Bacone passano 17
secoli. Nel 1267, infatti, il monaco inglese descrive la camera oscura e l’uso
dello specchio da anteporre al "forame" per raddrizzare le immagini.
Nel Quattrocento, gli
artisti mostrano uno spiccato interesse per l’oggetto in questione,ma solo come
tecnica per gestire la prospettiva dei loro quadri. Nel 1515, alla camera
oscura si riferisce Leonardo da Vinci.
Schema di Camera Oscura per ritrarre paesaggi.
Chi inventò
la camera oscura "moderna"? Di sicuro, c’è il disegno dell’olandese
Rainer Frisius (1545) che illustra la grande camera oscura utilizzata per
l’osservazione dell’eclissi di sole dell’anno precedente. Girolamo Cardano,
invece, nel 1550 applica una lente alla
camera oscura ed ottiene un’immagine più luminosa, mentre Daniele Barbaro
adotta il diaframma per ridurre le aberrazioni.
Il salto di qualità arriva dopo cento anni, quando il monaco Johann
Zahn (1685), progetta una camera oscura con specchio a 45° dietro la lente per
rinviare l’immagine verso l’alto e consentire un più facile ricalco sul vetro
smerigliato.
Sono
evidenti le analogie fra la vecchia Camera Oscura e la macchina fotografica moderna.
Ma ancora
manca un elemento che permette di catturare le immagini in maniera permanente.
Nel 1725
Johann Heinrich Schultze scopre che il nitrato d’argento annerisce con
l’esposizione alla luce.
Il primo tentativo di fissare un’immagine su un supporto alla luce
della scoperta di Schultze, fu quello di Thomas Wedgwood, figlio del famoso
ceramista inglese. Probabilmente, il suo scopo era quello di industrializzare
l’uso della camera oscura di cui si servivano gli artigiani della ditta paterna
per riprodurre su piatti e zuppiere le ville ed i castelli della clientela.
Dopo vari esperimenti condotti tra il 1796 ed il 1802, riesce a registrare i
profili degli oggetti che appoggiava su piccoli pezzi di pelle bianca
sensibilizzata e che esponeva alla luce del sole. Ma le immagini non erano
permanenti e Wedgwood poteva osservarle solo per pochi minuti a lume di
candela.
Uno
scienziato di nome Joseph Nicéphore Niepce
, dopo aver studiato a lungo il problema , si concentrò sulla tecnica della
litografia ,cioè l’arte della pietra incisa,e decise di utilizzare una
procedimento simile per risolvere il
problema delle immagini sfuggenti.
Niepce
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Prese una lamina di peltro,la ricoprì di uno speciale asfalto
chiamato bitume di giudea,poi la mise in contatto con un dipinto e lasciò
esposto il tutto alla luce del sole. Quindi notò che le parti più chiare del dipinto permettevano
alla luce di raggiungere lo speciale asfalto, rendendo queste parti più
chiare rispetto a quelle ricoperte di pittura più coprente. Quindi lavò la lastra con un essenza di lavanda che sciolse il bitume
non impressionato ,lasciando attaccato alla lastra quello reso più chiaro dal
sole. Nacque così il primo negativo della storia tramite il
procedimento che Niepce stesso chiamo Eliografia. |
La prima fotografia
della storia (1826)
Niepce la ottenne con una posa di ben otto ore su una lastra per
eliografia da lui stesso preparata
Natura morta (Niepce 1829)
Nel 1839: L'accademia di Francia rende noto al mondo il metodo di Louis Daguerre,scienziato che per un certo tempo collaborò con Niepce: è la nascita ufficiale della fotografia. La tecnica del dagherrotipo consisteva nel sottoporre (al buio) una lastra d'argento ai vapori di jodio, poi veniva esposta alla luce tramite una camera oscura per almeno 15' e successivamente sviluppata per effetto dei vapori di mercurio. L'immagine andava poi fissata in un bagno d'iposolfito di sodio.
Il primo dagherrotipo giunto fino a noi, scattato da Louis
Daguerre nel 1837.
1839 - L. Daguerre, la prima
immagine in cui compare l'uomo.
Cos'è cambiato
Oggi la
fotografia è alla portata di tutti, nel senso più ampio della parola; le
macchine professionali sono state affiancate da sistemi e fotocamere in grado
di sodddisfare ogni esigenza di qualità e prezzo. Le grandi produzioni di massa
e l'alta produttività industriale, unite ai progressi in campo chimico ed
elettronico, hanno permesso una riduzione dei costi, pellicole sempre più
veloci e macchine maneggevoli.
A questo si sono aggiunte la velocità di trattamento delle pellicole e
la comodità di avere subito (30 minuti) stampe e diapositive, favorendo un
controllo immediato dei lavori eseguiti anche da parte di fotografi non
specializzati.